Un posto in cui tornare: la Normandy (Parte 3)
Ultima tappa di un viaggio di formazione a bordo della migliore nave della galassia.
Ogni viaggio che si rispetti ha una fine e con questo articolo si concludono le vicende a bordo della nostra astronave preferita.
E quindi bentornati sulla Normandy per la tappa conclusiva del nostro entusiasmante percorso all’interno dell’universo di Mass Effect.
Ci eravamo lasciati alle prese col finale di Mass Effect 2 e la consapevolezza che ogni nostra scelta sarebbe stata decisiva all’interno del terzo capitolo della saga.
Tuttavia, prima di addentrarci nella fase conclusiva della mia avventura, vi racconterò l’ultimo aneddoto che sta alla base del mio rapporto con il terzo capitolo della saga. Questo piccolo evento è stato volutamente omesso negli articoli precedenti.
Vi avevo raccontato, infatti, che il mio viaggio era iniziato dopo il 20 Febbraio 2012 ossia pochi giorni prima dell’uscita di Mass Effect 3 avvenuta il 9 marzo di quello stesso anno. La settimana prima che uscisse il terzo capitolo, avevo iniziato il secondo e mi ero detta anche che avrei recuperato quest’ultimo al primo sconto disponibile…
O, per lo meno, era quella l’intenzione.
Il 10 Marzo 2012, nel primo pomeriggio, stavo affrontando la missione finale di Mass Effect 2 e mancavano davvero gli ultimi passi alla sua conclusione.
Consapevole di ciò, misi in stand-by il gioco, presi la macchina e andai al negozio per recuperare il 3 perché non potevo lasciare la storia in sospeso, dovevo sapere come si sarebbe concluso tutto e quanto sarebbero costate le mie scelte subito dopo aver terminato la mia missione con Cerberus come alleato.
Sì, mi ero lasciata sconfiggere dalla mia curiosità e mi feci il regalo più bello che potessi desiderare in quel momento: l’ultima avventura a bordo della Normandy!
PARTIRE DALLA TERRA
La sera stessa conclusi Mass Effect 2, installai il terzo capitolo e, una volta importato nuovamente il mio salvataggio con tutti i dati relativi al precedente episodio, decisi che era giunto il momento di proseguire le vicende della mia Shepard.
Gli eventi stavolta si svolgono sei mesi dopo il finale del secondo Mass Effect. Shepard è agli arresti domiciliari per via delle sue azioni mentre era con Cerberus e di conseguenza di lì a breve avrebbe dovuto subire un processo.
Ovviamente noi siamo raccomandati e quindi non sarà questa la nostra sorte.
Convocati urgentemente dall’ammiraglio Anderson, nostro mentore fino agli eventi di Mass Effect, ci troveremo a parlare con il comitato di difesa dell’Alleanza. Il motivo? Direi che essendo questo il terzo capitolo della saga, dovreste sapere già la risposta.
Quindi, sì, i grandi capi dell’Alleanza volevano la conferma di quel nemico a cui non credevano fino a pochi minuti prima e contro cui non siamo riusciti a prepararci negli ultimi anni in giro per la galassia a causa di tutti coloro che non ci hanno creduto perché erano “solo storie per bambini”.
Solo adesso i capoccia credono alle nostre parole e questo perché il nemico ha bloccato tutte le comunicazioni all’interno del nostro sistema stellare. Senza ulteriori giri di parole, quella che prima era solo una minaccia d’essere, ora è la realtà. Non ci sono più scappatoie stavolta: i Razziatori sono arrivati e il primo pianeta ad essere stato preso di mira è la Terra.
Quanto accade nelle prime scene ci rende palese che ormai per il nostro pianeta natale non c’è molto da fare se non correre alla Cittadella e chiedere aiuto al Consiglio galattico in modo che venga in nostro soccorso e l’unica che può riuscire a convincerli è solo Shepard. Verremo quindi reintegrati nell’Alleanza e inviati di corsa alla ricerca di supporto.
A tal proposito, non voglio entrare nei dettagli della situazione, ma vi assicuro che lasciare la Terra in quel momento è straziante e ancora oggi, rigiocando quella parte, non riesco a trattenere le lacrime. Magari il personaggio di Shepard che abbiamo creato nel primo Mass Effect non avrà i natali sul nostro pianeta d’origine, ma noi sì e vedere uno scenario del genere non può lasciarci indifferenti.
A bordo della nostra fedele Normandy verremo contattati da un altro ammiraglio che abbiamo conosciuto nei precedenti capitoli, l’Ammiraglio Hackett, il quale ci chiederà di passare da Marte prima di recarci alla Cittadella perché lì si trovano degli archivi importantissimi di natura Prothean che si spera abbiano qualche informazione che possa diventare utile per la guerra contro i Razziatori.
Faremo esattamente così e su Marte non solo riusciremo a recuperare questi dati, ma incontreremo nuovamente la nostra compagna di squadra Liara, un’esperta sui Prothean, che ci informerà del ritrovamento di alcuni progetti di questa specie estinta contenenti quella che sembra essere l’arma definitiva per sconfiggere il nemico.
La missione proseguirà sulla Cittadella dove cercheremo di convincere il Consiglio ad aiutare la Terra e a dare sostegno per la costruzione di quest’arma, chiamata Crucibolo. Inutile dirvi che nemmeno in questo caso il Consiglio ci verrà in aiuto, ma il consigliere Turian ci dirà come fare per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno: ossia andare direttamente a parlare con i capi delle principali razze aliene e convincerli ad aiutare la Terra.
Questo sistema è ciò che caratterizza gli eventi di Mass Effect 3.
Il fatto di doverci rivolgere direttamente agli esponenti politici locali dei Turian, dei Krogan, delle Asari e dei Salarian per ottenere il loro supporto ci porterà, nel corso dell'intero gioco, a dover risolvere diversi conflitti "cruciali", che erano stati messi in piedi nei precedenti capitoli della trilogia, allo scopo di garantirsi l'appoggio di più specie possibili nello scontro finale contro i Razziatori: quindi, per citare un esempio, i Krogan chiederanno che venga risolta la genofagia prima di prestare aiuto.
Mentre ci facciamo strada in lungo e in largo nella ricerca di alleati e risoluzione dei conflitti, ci viene fatto presente che per completare il Crucibolo manca un solo componente e che eventuali informazioni su quest’ultimo possono darcele le Asari sul loro pianeta natale, Thessia.
Su Thessia ci scontreremo duramente col nostro fantasma del passato, Cerberus, in una lotta che lascerà parecchie cicatrici. Nonostante ciò, avremo la nostra rivalsa e riusciremo nell’impresa di ottenere quell’informazione cruciale… Purtroppo troppo tardi affinché non venisse scoperto il nostro piano dai Razziatori, ma ormai abbiamo tutta la galassia dalla nostra parte per cui è giunto il momento di sferrare l’attacco finale.
La sopravvivenza di tutto ciò che conosciamo dipende solo da noi, riusciremo nell’impresa?
ADDIO(?) NORMANDY
Con Mass Effect 3 si concludono le vicende della mia Shepard.
La mia comandante è fin dal primo capitolo il fulcro della galassia, l’unico essere organico di cui davvero i Razziatori hanno paura e quest’ultima è resa esplicita soprattutto nell’ultima sezione di gioco, di cui non voglio fare spoiler.
Il peso di una galassia sulle spalle tante volte sarà insostenibile e ci sembrerà impossibile anche riuscire nell’impresa, ma la Normandy è sempre al nostro fianco.
Non tanto la nave in sé, ma quanto quest’ultima rappresenta: un luogo dove il peso viene condiviso, dove sono nate amicizie e si sono consolidati rapporti e dove è anche nato l’amore.
La Normandy è la nostra casa, un luogo dove ritornare quando siamo tristi e stanchi, ma anche quando bisogna festeggiare per una vittoria, di qualsiasi genere.
Non è un caso che il nostro viaggio tra queste pagine web sia stato accompagnato da quest’ultima e non è nemmeno un caso che abbia dato questo titolo a quest’ultimo paragrafo del mio articolo.
Un saluto che mi sta costando moltissimo, perché, come tutte le cose belle, non voglio che finisca.
Il mio attaccamento a Shepard e ai suoi compagni mi ha accompagnato per un lungo periodo della mia vita e per separarmene c’è voluto un po’, ma indubbiamente nient’altro dopo Mass Effect mi ha dato le stesse sensazioni, emozioni, voglia di restare in orbita. Da un certo punto di vista possiamo dire che mi ha rovinato la carriera videoludica, alzando di molto gli standard qualitativi per quanto riguarda l’immersione totale in un mondo così vicino e, allo stesso tempo, così lontano.
Nonostante gli evidenti difetti che ha la saga, a tutt’oggi non riesco a non definirmi come sua eterna innamorata.
Del resto penso che sia proprio questo lo scopo di un gioco di ruolo: riuscire a farti vivere le vicende come se fossi davvero tu in prima persona e per me la saga di Mass Effect ci è riuscita.
In cuor mio avrò sempre la Comandante Shepard come una delle mie fonti di ispirazione, colei che, nonostante tutti gli impedimenti, è riuscita a portare a conclusione un compito così arduo che solo in pochi sarebbero stati in grado di fare.
Mi ha fatto percepire maggiormente quel carattere di me risoluto, forte e che sa prendersi le responsabilità. Avevo un altro nome, ma ero io in ogni singola scelta.
Quindi, ti ringrazio Shepard per quanto sei riuscita a darmi in tutti quei mesi che abbiamo passato assieme e che passeremo ancora una volta quando la nostalgia tornerà a farsi sentire.