Fan Fiction - Mother 3 e Pizza
Non sono una persona che di solito scrive Fan Fiction: quando scrivo racconti, che di solito non pubblico mai, lascio guidare le mie mani direttamente da ciò che mi dice la testa in quel momento.
Plasmo le regole del mondo del racconto in funzione della narrazione stessa, creando ambientazioni che magari non stanno in piedi, ma che comunque mi aiutano a cercare di esprimere quello che sto provando.
Scrivere una Fan Fiction è un qualcosa di completamente diverso, perché si va a creare un racconto che si inserisce dentro un universo ben preciso, con le sue regole e i suoi avvenimenti.
Non sono mai stato un grande fan dei contenuti di fantasia partoriti dagli altri appassionati: modificano troppo quella che è l’opera originale, arricchendola di cose che l’autore originale non avrebbe inserito al suo interno.
Dunque vi capirei sul serio se quello che state per leggere non fosse di vostro gradimento.
Sappiate che questo per me è un passo bello grosso, sto per pubblicare qualcosa di completamente scritto di mio pugno e spero che questo coraggio mi venga anche per altre cose che ho in bozza.
Consolare le persone non è mai facile.
A volte, gli eventi diventano troppo difficili da gestire per una sola persona.
Dopotutto, l’uomo è un animale sociale e non solo vuole condividere gioie, ma anche dolori.
In un mondo in cui gli abitanti di Tazmily non hanno mai conosciuto morti premature, la scomparsa di Hinawa ha sconvolto per sempre la vita degli abitanti di questo piccolo e ridente villaggio.
La madre di Claus e Lucas, ha lasciato un vuoto enorme all’interno di tutti gli abitanti, premonendo un futuro catastrofico.
L’isola di nessun luogo stava per cambiare, portando il capitalismo e uno sviluppo economico sulle spalle della semplice e felice vita degli autoctoni di Tazmily, che cambierà irrimediabilmente.
L’arrivo del denaro, del lavoro, della tecnologia li renderà sempre più insoddisfatti, sempre alla ricerca di un nuovo artefatto che permetterà loro di stare un pochino meglio.
Ma quella sensazione di benessere è effimera, perché ormai l’animo dell’uomo è irreparabilmente ferito.
Chi sono io? Ormai, dopo tutto quello che è successo, non ha importanza, ma la mia occupazione era quella di sfamare gli avventori del Club Titiboo.
Ricordo di aver trovato un’antica ricetta di un tempo ormai perduto di un certo impiegato del “Mach Pizza”, che di sicuro non conoscevo, che mi ha istruito nel fare questa pizza.
Probabilmente, non vi ricorderete di me, e non voglio nemmeno essere ricordato per questo, ma sono una persona che, attraverso il cibo, cercava di portare un po’ di misera, effimera felicità al villaggio Tazmily.
Venni licenziato dal Club Titiboo perché osai replicare quel mio piatto, una pizza fatta per essere mangiata anche dai più piccoli, al di fuori del locale: non avevo intenzione di venderla, ma di regalarla alle persone più stanche e deluse da una vita che non volevano, ma che pensavano di volere.
Il piatto non conteneva niente che non potesse essere mangiato anche da un bambino.
La pizza, si sa, fa felici grandi e piccini, specie quando ci metti le patatine e i wurstel.
Il sorriso sulle loro facce mi faceva irrimediabilmente piacere, più dei soldi che il gestore del Club Titiboo mi dava a fine settimana.
Mi ha ricordato che la cucina non è un business, ma è l’atto di amore più grande che possiamo avere per il prossimo: il sopperire a quello che è un bisogno primario di un uomo e farlo con passione e amore, pensando di fare cosa gradita, è qualcosa di non quantificabile economicamente.
A quanto pare, ricordare alle persone quello rendeva felice la comunità di Tazmily, è qualcosa che non è ben visto e non compatibile con la vita moderna.
È arrivato il momento ormai: gli aghi sono stati estratti.
Non crucciamoci per quello che è il passato, speriamo che il prossimo sia un mondo migliore.